Manovre notturne (2)

gennaio 21, 2011

Le quattro del mattino sono l'ora ideale.
Il sonno è nella sua fase più profonda.
L'alba è ancora lontana.
Esco sul pianerottolo.
In cima alle scale, in una presa, c'è una luce-guida blu che inonda l'ambienta di una luce da acquario.
Resto immobile, in ascolto.
Se voglio uscire vivo da questo manicomio devo sapere tutto quello che c'è da sapere.
Tutto quello che il padrone di casa non ha detto.
Scendo di sotto - un gradino alla volta sulla scala.
Sotto, Ardo - o forse è Stefan - monta di guardia.
I due dormono a turno.
Aspetto che si sposti sul davanti della casa, ed attraverso il salone, complice la moquette spessa.
Corridoio, porta - fortunatamente aperta - ala padronale.
Scala a salire.
Anche qui, in cima c'è una luce-guida.
Arrivo in cima.
Dritto di fronte, stanza, poi a destra ampio pianerottolo, quattro porte.
Porta chiusa.
Ascolto.
Niente.
Provo la maniglia, di quelle a pomo, lucida, fredda.
Gira.
La porta si apre.
La luce blu illumina una striscia larga dieci centimetri di una stanza nel caos.
Fra il caos, riconosco gli anfibi di Clo.
Chiudo.
La porta successiva dà su un bagno molto ampio.
La terza sulla stanza principale.
Grande armadio con porte a specchio sulla destra, cassettiera sulla sinistra, al centro un letto colossale sul quale Alfredo giace supino, Chibi drappeggiata addosso come un plaid.
Sto per chiudere quando la porta alla mia destra si aprre.
Entro nella stanza da letto e giro dietro la porta, che di necessità resta aperta.
Passi.
Sbircho nella fenditura tra stipite e battente.
Una sagoma femminile, avvolta in una vestaglia con motivi orientali, scende le scale.
Tombola.
Abbiamo un passeggero in più.
Alfredo emette un grugnito.
Piano, adesso...
Tocca aspettare cinque minuti buoni. poi la donna torna a salire le scale.
La vedo.
Bionda, non più giovane.
Familiare, in qualche modo.
Porta una tazza fumante in una mano ed un pacchetto di biscotti nell'altra.
Passa davanti alla porta aperta e lancia un'occhiata, senza fermarsi.
D'istinto arretro, il tallone colpisce qualcosa che rotola silenziosamente sul tappeto per poi urtare una gamba del letto con un sonoro Toc!
Bottiglia vuota.
Lei si ferma, torna indietro, entra nella stanza.
Uno.
Due passi.
Se dovesse voltarsi ora...
Spalle al muro, scivolo in posizione rannicchiata, sperando che le mie ginocchia non decidano di scrocchiare proprio questa volta.
Intanto il padrone di casa si sistema con un movimento inconsapevole, e la ragazzina che gli sta addosso emette una specie di lamento.
La donna coi biscotti scrola il capo, si volta, esce.
Aspetto tre minuti buoni, poi sguscio fuori e torno nella mia stanza.
Un po' più saggio, un po' più curioso.

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